lunedì 25 febbraio 2008

Edward Hopper all'Art Institute of Chicago

{”Sun in an empty room”, 1963}

Bella frase: I'm after ME

L'ha scritta Hopper, ormai ottantenne, davanti al suo ultimo quadro*, in cui aveva raffigurato quello che era stato il tema principale della sua esistenza pittorica : la luce.

Dico esistenza pittorica e associo esistenza , credo sia stato un artista che ha vissuto ogni sua scelta in funzione del dipingere . Le sue case sono state altrettanti cavalletti.
Dalle sue finestre di New York nell' ancora non “trendy” Greenwich Village, ha spiato i segreti delle case vicine. Dal suo luogo di villeggiatura nel Gloucester , in Massachusetts, ha ritratto le case del circondario . Dalle finestre della casa di Cape Cod, in New England, ha catturato paesaggi e fari...ma la cosa che più mi ha affascinato è la storia della sua auto....Mi servirà un'introduzione per questo..
Dunque, il nostro pittore non ha avuto subitanea fortuna, anzi. La data chiave della sua vita è 1923 e propongo a voi tutti di prenderla come numero propiziatorio e benefico soprattutto se vi aggirate intorno ai 40 e vi chiedete se avete fatto nella vostra vita professionale tutto ciò che volevate, potevate, e, domanda ancor più annosa, se siete attrezzati a sopportare il tanto agognato “ career shifting” che dovrebbe riformare la seconda parte della vostra esistenza!
Se siete in clima di riflessioni e cambiamenti ricordate che Hopper ha venduto il suo primo quadro a 41 anni, nel 1923 appunto!...Prima non trovava un cane a cui interessasero le sue tele e ciò nonostante, fervido spirito, si è barcamenato a sopravvivere (insegnando) e ha continuato a dipingere. Finchè ha venduto il primo quadro e poi via tutti gli altri e da lì in poi è iniziata la sua fortuna.Non so se prima o immediatamente dopo ha trovato anche moglie (un po' racchia ma pazienza, sono stati insieme tutta la vita.
Per festeggiare la vendita, dato che non era un tipo che si monta la testa, si è comprato una sedane usata e ne ha fatto il suo STUDIO AMBULANTE! L'ho trovata un'idea entusiasmante!
Vorrei anch'io usare la mia nello stesso modo!!
Forse lo farò..da qui a poco girerò per l'Illinois in cerca di soggetti, avrò un camice, un plaid e, sui sedili macchiati, un bel pianale di legno per tenere pennelli colori e trementina a portata di mano! Porterò il gatto insieme a me sul sedile di dietro!Ci divertiremo un sacco nel rumentoso e creativo ambiente dell'auto!! Ascolteremo Alanis Morrisette a tutto volume e, mentre sbrodeleremo copiosamente il caffè tutto intorno, cercheremo di dimenticare che l'auto ha gli interni beige chiari, è nuova di pacca e soprattutto non è nostra ma della Ditta!
Anch'io uscirò sera e mattina, quando le ombre sono più lunghe e i contrasti di luce più forti. Questo uscire con il clima anche inclemente mi ricorda molto Monet...ma, ad essere sincera, mi ricorda pochissimo me stessa!
Ora che ci penso si può intuire che molti dipinti di Hopper siano per lo meno abbozzati dalla macchina...che sciocchi a non notarlo prima..non poteva starsene tutto solo su un marciapiede di notte per dipingere “Nighhawks”!Poi timido com'era...

Un'altra cosa. Hopper è stato in Europa a Parigi... giusto per farsi un'idea del mondo dell'arte e studiare gli impressonisti, ma, sorprendentemente, se ne è tornato a casa e non ci è mai voluto più ritornare.
I soggetti che aveva in mente erano la quintessenza stessa degli Stati Uniti di quel periodo, visti con l'occhio lungimirante di chi legge la bellezza anche dove gli altri vedono sono una realtà triste e financo squallida.
Questo è stato il suo genio e la sua fortuna, poiché è proprio l'originalità dei suoi soggetti che ha fatto di lui un grande ; mai avrebbe potuto avere quel suo particolarissimo sguardo alla realtà se anche solo una goccia di romanticismo o spirito emulativo dell' estetica europea fossero filtrati nella sua mente.
Bene ha fatto a tornarsene a casa!
Un quadro emblematico in questo senso è “New York Movie” dipinto nel'ombra di un cinema e (de)centrato sulla figura femminile della maschera.
Si la maschera, voglio dire la signorina che accompagna la gente a sedere. Insomma a chi viene in mente di dedicare un quadro ad un cinema e ad una maschera che pensa ai fatti suoi in un angolo? Seconda domanda :visto chedentro al cinema con la macchina non ci poteva entrare come avrà fatto quella volta ?

Seriamente, questo è uno dei tanti suoi quadri che provano che si possono investire molta energia e tempo su soggetti che per la maggior parte di noi è difficile notare come “degni” di essere dipinti.
In più è uno dei dipinti che celebra lo spirito taciturno e intimista del pittore.Sempre vi sono pochissime persone o nessuna . Se vi è spazio non vi è persona, e dove è persona spesso è moderato lo spazio.
Figure sole o edifici soli, strade e paesaggi soli..come diceva lui, il lieve conforto della solitudine.
Famosa la ragazza con la cloche sola a un tavolo, nel quadro del 1927 intitolato “Automat”.
Trovata geniale, ritrarre i primi fast food americani che si chiamavano appunto “Automat”.
Beh, la ragazza tutta sola era un po' idealizzata, in quei posti così economici e veloci ci andava un sacco di gente ( un successone già all'epoca...), insomma, in realtà non erano luoghi molto solitari
Per finire mi rivolgo a un'amica che ritiene che il colore verde non esista...
esiste esiste!!! esiste!!! Nei cieli, nelle sue tende ferme, nella campagna americana ... giuro, in Hopper esiste!
Saluti a tutti

Maura

Prima di dimenticarlo:
Chi è fondamentalmente convinto che ci sia una sostanziale problema di comunicazione fra i due sessi potrà trovare appoggio alla sua tesi in molte delle sue opere.Altresì chi intavede il lato creativo dello stare in coppia mantenendosi interiormente vivi e indipendenti, e chi fantastica l'unisono spirituale potrà leggerlo...poichè a tutte e tre le interpretazioni insieme si possono prestare i dipinti di Hopper

1 commento:

Unknown ha detto...

Wow, this blog seems to be really taking off. It looks great! Well done girls.

Baci,

Koos