domenica 20 settembre 2009

L' Autunno di Keats



Jan Davidszoon de Heem - Natura Morta

Stagione di nebbie e di molle fecondità,

amica fidata del cuore e del maturante sole;
che cospiri con lui per caricare e benedire
di frutti le viti che intorno alle grondaie corrono;
per piegare sotto le mele i muscosi alberi della capanna,
e colmare tutti i frutti di maturità fino al torso,
per gonfiare la zucca, e arrotondare i gusci delle nocciuole
con un dolce nòcciolo; per dare vita ad altri
e ancora altri, più tardivi fiori per le api,
finché esse possano pensare che i giorni tiepidi non finiranno mai,
perché l Estate ha colmate fino all’orlo le loro ricche celle

Chi non t’ ha veduto spesso fra la tua abbondanza?

Talvolta chiunque va fuori in cerca può trovar
te a sedere senza pensieri su d’ un’ aia,
i tuoi capelli mollemente sollevati dal soffio del vento;
o su un solco mietuto, mezzo addormentato,
assopito dai fumi dei papaveri, mentre il tuo falcetto
risparmia il prossimo mannello, e tutti i suoi fiori intrecciati
e talvolta come uno spigolatore tu tieni
fermo il tuo capo carico attraversando un ruscello;
o presso un torchio da sidro, con sguardo paziente,
tu osservi gli ultimi trasudamenti per ore ed ore.

Dove sono i canti della Primavera? Sì, dove sono?

Non pensare ad essi; tu possiedi la tua musica,
mentre nuvole a banchi fioriscono il giorno che lento muore,
e fanno i piani di stoppie di una rosea tinta;
allora in lamentoso coro i moscerini gemono
tra i salici del fiume, portati in alto
o affondano, come il lieve vento vive o muore;
e adulti agnelli belano a lungo di là della collina;
siepi di grilli cantano; ed ora con soave tenore
il pettirosso camta dal recinto d’un giardino;
e le rondini si raccolgono trillando nei cieli.

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